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Depressione: come curarla

Corso FAD ECM

Descrizione
Perché seguire questo corso FAD ECM sulla cura della depressione
Nella cura della depressione è importante individuare gli interventi più appropriati per il singolo paziente, che deve essere coinvolto nel processo decisionale. Per questo motivo è fondamentale che gli operatori sanitari conoscano le caratteristiche delle diverse opzioni terapeutiche disponibili, in base al livello di gravità della depressione, e che siano in grado di supportare il paziente nel fare una scelta consapevole rispetto al percorso di cura. 


Che cosa imparerai seguendo questo corso
Il corso consente di conoscere le opzioni terapeutiche per il trattamento della depressione, dalle psicoterapie alla terapie farmacologiche fino ai trattamenti fisici compresa la terapia elettroconvulsivante, e di acquisire le competenze di base per utilizzarle in modo efficace e sicuro; inoltre permette di conoscere il ruolo dei professionisti coinvolti nella gestione coordinata della cura e assistenza al paziente con depressione.

A chi è dedicato questo corso ECM
Questo corso si rivolge a tutti gli operatori sanitari considerata la diffusione del disturbo e il ruolo che ciascuno può svolgere in questo ambito.

Che cosa comprende il corso
Il corso FAD ECM comprende un dossier ricco di riferimenti bibliografici per approfondire l'argomento, due casi di pratica clinica con cui cimentarsi e un questionario ECM randomizzato con soglia di superamento al 75% delle risposte corrette, oltre al questionario di gradimento con possibilità di lasciare commenti in aperto sul corso svolto.

Aperto a
Crediti ECM
5.00
Scadenza
31-12-2025
Prezzo
34.99 €
Obiettivo nazionale
Area obiettivi: Area degli obiettivi formativi di sistema
Obiettivo formativo: Applicazione nella pratica quotidiana dei principi e delle procedure dell'evidence based practice (EBM - EBN - EBP)
Responsabile scientifico
Diego Inghilleri
programma
Depressione: come curarla
Corso FAD Depressione: come curarla
Crediti ECM: 5.00
Prezzo di listino: 34.99 €
Sono presenti convenzioni a prezzi agevolati per gli aventi diritto
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Cimentati con un caso del corso

È il nipote Mario ad accompagnare dal medico il signor Nori, settantottenne in sostanziale buona salute (a parte un controllo periodico della glicemia, in dieta ipoglucidica), vedovo da poco meno di tre mesi, per il quale ha preso un appuntamento segnalando un periodo problematico per alcune “stranezze”.
“Come le dicevo al telefono, dottore, la scorsa settimana il nonno è uscito per andare a comprare il pane ed è tornato dopo un tempo piuttosto lungo – mia madre cominciava a preoccuparsi – accompagnato da un vicino di casa. Ha spiegato in maniera un po’ confusa che non ricordava perché era uscito – e in effetti non aveva comprato il pane – e che si era molto spaventato”.
“Fino all’ultima volta che ci siamo visti…” dice il medico sfogliando i propri appunti “… tre mesi fa, non era mai successo, vero signor Nori?” E poi precisa: “Prima che morisse sua moglie”. L’uomo non dice nulla, resta in silenzio come da quando è entrato, ma si commuove quasi immediatamente.
“No, non era mai successo” risponde per lui il nipote. “La nonna ce lo avrebbe detto, e poi facevano tutto insieme”.
“Suo nonno viveva con la nonna, quindi ora vive da solo?”
”Sì. È questo che ci preoccupa: fatica in molte cose che prima faceva senza problemi: non riesce più a usare il microonde, non si rade, perde le cose in casa, dimentica di pagare le bollette: ha sempre badato a tutto lui in casa. E ora… a volte non mangia neppure quello che mia madre gli prepara perché non riesce a riscaldarlo. E l’altro giorno è stato l’apice, quando si è perso!”
“Quindi è accaduto un po’ tutto all’improvviso. Diciamo alla morte della nonna?”
“Sì, quasi di punto in bianco: abbiamo pensato che il dolore gli avesse fatto venire qualcosa alla testa. Un giorno siamo andati a trovarlo ed era seduto a tavola con la spesa davanti che non aveva sistemato. Diceva che non sapeva come fare, e quando lo abbiamo incalzato – forse abbiamo sbagliato – è andato proprio in difficoltà. Piangeva come sempre dalla morte della nonna, ma era anche confuso, irrequieto. Noi abitiamo nell’appartamento di sotto: secondo noi non dorme neanche, sentiamo rumori tutta la notte. Secondo me non si mette neanche a letto, perché il mattino è sempre vestito e combinato come il giorno prima”.
“Cosa facciamo, signor Nori? Continuiamo a far parlare suo nipote o mi vuole dire qualcosa lei?”
Il paziente ci mette un po’ per rispondere, il medico è quasi sul punto di riformulare la domanda quando l’anziano apre la bocca: “No no, dice lui. Io non so più, non riesco più”.
“È vero che non dorme la notte? E ha così tanta ansia?”
L'anziano annuisce, con scarsa partecipazione.
“Venga che la visito” lo invita poi, chiedendo all’infermiere di aiutarlo. L’esordio individuabile, la rapidità del decorso, la presenza di ansia suggeriscono al medico che il signor Nori stia vivendo un episodio depressivo.
Mentre si avvicinano al lettino, il medico indica la propria foto di laurea di tanti anni prima appesa alla parete: “Oggi non mi dice nulla? Non mi prende in giro come le altre volte chiedendomi chi è quel giovincello?”
Il signor Nori scuote la testa.
Il medico esegue quindi un esame obiettivo comprensivo di un’indagine obiettiva neurologica, non trovando nulla di anomalo. Il paziente collabora il minimo necessario, continuando a lamentarsi di non farcela, di non sapere, di non capire, anche se poi ce la fa, capisce e risponde a tono (pur restando sfuggente e superficiale).
“Dovremo fare degli esami di approfondimento tra i quali una risonanza magnetica cerebrale, per escludere del tutto un deterioramento cognitivo: i suoi sintomi potrebbero tutti correlarsi a una forma di depressione...”
“E cosa si può fare? Ora che riusciamo a fargli fare la risonanza magnetica chissà quanto tempo ci vorrà, e intanto non si può iniziare una terapia?”
“Sì, sarei propenso a iniziare subito una terapia farmacologica” risponde il medico, che valuta non solo la malattia ma anche la ricaduta che rischia di avere sulla vita e sull’autonomia del paziente. “Occorre però tenere presente che…”

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