Le malattie infettive in gravidanza

Jasmin, ragazza di 19 anni proveniente dal Mozambico, è in Italia da dieci anni. È da un anno in Italia, vive in una casa con i suoi zii che da un paio di mesi hanno ospitato altri due profughi provenienti dalla sua terra; abitano tutti e cinque in un piccolo appartamento con due camere. Da qualche giorno Jasmin non sta bene, ha un po’ di febbre, raffreddore e questa mattina si è accorta di qualche macchiolina sul volto. Preoccupata si rivolge alla zia: “Zia non sto bene dall’altro ieri sono raffreddata e questa mattina mi sono uscite queste macchioline sul viso” “Non mi preoccuperei per il raffreddore, quasi tutti in questi giorni lo abbiamo. Però in effetti ci sono queste macchioline... Forse val la pena farti vedere dal medico”. Jasmin insieme alla zia vanno nell’ambulatorio del medico di base che visita la ragazza e, oltre a confermare la presenza di un esantema maculo-papulare generalizzato, palpa i linfonodi ingrossati in area cervicale. “Probabilmente si tratta di rosolia” spiega il medico a Jasmin “è molto contagiosa” dice quindi rivolto alla zia “per cui se non si è vaccinati e si vive a contatto è facile prendersela. Non è una malattia pericolosa, se non per le donne incinta...” A queste parole Jasmin scoppia a piangere, la zia prova a consolarla senza riuscirci. Il medico allora chiede di parlare solo con Jasmin perché ha intuito che c’è qualcosa che preoccupa la ragazza ma che non vuole dire alla zia. Appena la zia esce dalla stanza, Jasmin cerca di farsi capire tra le lacrime: “Sono incinta, la zia non lo sa ancora. Cosa può succedere al mio bambino?” Il medico cerca di calmare la ragazza spiegando che per prima cosa occorre confermare la presenza della malattia. “Perché non è ancora sicuro?” “È probabile ma per essere certi è necessario…”